Le persone hanno paura del dolore altrui.

Già, al pari del proprio. E a volte ci trattano come appestati. Quante volte ci hanno riportato frasi tipo “non chiamo perché non so cosa dire”?

Tranquilli, non c’è niente che potete dirci. Non ci sono parole magiche che possano cancellare il dolore di un lutto ma potreste ascoltarci, e questo non è da tutti. Io ho la grande fortuna di avere degli amici storici che mi hanno supportato ma, appunto, sono amici storici, di quelli insostituibili, che non ti abbandonerebbero mai. Al contrario, molte amicizie recenti si sono volatilizzate, perse nell’imbarazzo e nell’incapacità di empatizzare.

Ma noi non dobbiamo giudicare. Possiamo capirle, e lasciare andare. Noi dobbiamo andare avanti.

E come si fa?

Cosa si può fare? Si fa. Il modo c’è, ve lo garantisco. Io stessa ne sono la prova.

Innanzitutto arrivare al dato di fatto che sentirsi soli non significa essere soli. C’è tanto intorno a noi, anche se occupa spazi diversi. Quindi non resta che imparare a convivere con quel senso di solitudine, prenderne atto, accettarlo e farne qualcosa di meno aggressivo e divorante.

Lo psicoterapeuta Primo Gelati definisce un lutto superato quando “il pensiero del defunto suscita nostalgia anziché dolore e disperazione”.

La nostalgia può essere dolce… si può piangere e sorridere allo stesso tempo, per nostalgia. La nostalgia può avere le sembianze di un gattino che ci guarda con gli occhi tondi; il dolore invece è un mostro bavoso con zanne e artigli. Ora, immaginateli entrambi e ditemi: quale temete di più, tra i due?

E se il mostro vi inseguisse lungo un tunnel buio e puzzolente, pensate che vi fermereste a dire “aspetto i miei amici perché non ce la faccio ad arrivare all’uscita…” oppure mettereste le ali ai piedi e volereste verso quell’uscita in modalità razzo?

Ci sono molti strumenti che ho appreso grazie al counseling esistenziale, e ve ne parlerò. Perché l’importante è ritrovare un senso a questa vita, e aiutare è per me è diventato uno di questi.

Simonetta

Scrittrice, counselor, giornalista, motociclista, batterista e svariati altri “ista”. Ama i gatti e Stephen King ma lui non lo sa.