Malombre
Undici incubi dall’immaginario contemporaneo italiano
AA.VV. (Dunwich Edizioni)
Noi cambiamo, e lo stesso fanno le nostre ombre; che però sono sempre lì, fedeli, ineludibili, a volte consolatorie, più spesso debilitanti, quando non devastanti. E se tanto ci piace raccontarle, o ascoltare le loro voci, non è affatto per esorcizzarle, per quanto non manchi chi continua a sostenerlo.
Per ogni ombra che lascia la nostra fantasia un’altra ne prende immediatamente il posto. Deve farlo, perché a essere davvero intollerabile è il vuoto.
A cura di Nicola Lombardi
LA BAITA
Si trattava di una casa. Una sorta di grossa baita di montagna nel bel mezzo dell’abetaia. L’umidità e gli anni ne avevano ingrigito la facciata bisognosa di manutenzione. L’alto tetto spiovente che svettava tra i rami carichi di neve mancava di numerose tegole, le persiane erano chiuse, dal comignolo non usciva fumo. Tutt’intorno era silenzioso.
“Sembra disabitata” commentò Teresa.
“E questa come la spieghi, lux perpetua?” replicò Federico indicando la lampada accesa sul portone.
La moglie gli lanciò un’occhiataccia. “Non sei spiritoso. Dai, bussa.”
Niente campanello. Solo un vecchio batacchio mezzo arrugginito e cigolante. I colpi non ottennero risposta ma fecero sì che il pesante portone si scostasse leggermente. D’istinto Federico si ritrasse; fu Teresa che, dopo quel lecito istante di esitazione, infilò la testa in casa e gridò “Permesso? C’è nessuno in casa?”
Nulla.