Come può il counseling aiutare una persona in lutto.
In questi anni ho intrapreso un percorso di Counseling Esistenziale presso l’istituto IRCMe di Napoli. Oggi sono un counselor io stessa e posso dirvi con cognizione di causa che questa scelta mi ha salvata, mi ha cambiato la vita. e che mi sento vivamente di consigliare a tutti quelli che stanno attraversando questo inferno.
Cos’è il counseling?
Il counseling (professione disciplinata dalla legge 4/2013) forma specialisti in relazioni d’aiuto.
Si tratta di una forma di consulenza basata su un rapporto interpersonale tra counselor e cliente, o coppia, o gruppo.
La relazione implica un sostegno reciproco e collaborativo per promuovere un ambiente di benessere, oltre a offrire supporto a individui che attraversano periodi di sfide.
In molti casi l’ascolto è prodromico al superamento di alcuni disagi. Tali interventi, esercitabili in ambiti molteplici, non prevedono attività diagnostiche o terapeutiche ma sono finalizzati ad agevolare la gestione del disagio e ad orientare la persona nelle proprie scelte.
Il counseling usa tecniche specifiche basate sull’ascolto attivo. Attraverso le parole del cliente si riesce ad allargare le mappe mentali del cliente riuscendo a fargli vedere ogni possibile soluzione.
L’ascolto attivo aiuta a migliorare la conoscenza di sé, la capacità di gestire le emozioni e lo stress, il superamento dei momenti di difficoltà, facilita la capacità di prendere decisioni.
E la cosa fantastica è che il tutto si risolve in una decina di sedute.
Perché scegliere un counselor?
Rivolgersi a un counselor significa risolvere un disagio prima che diventi una patologia. Nei paesi evoluti di tutto il mondo i counselor sono impiegati nelle scuole, nelle aziende, nelle università.
Attualmente, una vasta gamma di disagi si evidenzia coinvolgendo sia gli adulti che gli adolescenti, i quali cercano significati e valori che appaiono sempre più sfumati e indefiniti.
Il counseling con le sue tecniche può fare la differenza perché può riuscire ad arrivare in tempi brevi a sciogliere i nodi di un disagio esistenziale che, se ignorato, può trasformarsi in qualcosa di più grave e spalancare le porte alla depressione.
Io mi sto specializzando proprio sul lutto, dove vedo ancora un vuoto interventistico.
Affrontare il dolore di un lutto e uscirne si può, l’importante è volerlo. Ed essere disposti a sfruttare gli strumenti che ci vengono forniti.
Macerare nella disperazione non fa bene a nessuno, né a chi è morto né tantomeno a chi resta in vita. Non ha senso.
Ecco, diciamo che questo è il proposito. Poi, molto dipende da noi e da quanto vogliamo impegnarci per uscire dal baratro. Ritornare a vedere i colori non significa dover dimenticare l’altro ma vederli nonostante…
Simonetta
Scrittrice, counselor, giornalista, motociclista, batterista e svariati altri “ista”. Ama i gatti e Stephen King ma lui non lo sa.