Sminuire il dolore di una persona in lutto è un grave errore.
Quante volte mi sono sentita dire “è troppo presto”. Queste parole sono come una mannaia che ci falcia le poche forze che ci restano, e distruggono ogni speranza che domani sarà migliore. Domani, non tra un anno, o cinque o chissà quando. Perché chi soffre ha bisogno di sperare che domani sia migliore, che farà meno male. Domani, non tra un anno, o cinque o chissà quando.
Porca miseria, ma è così difficile da capire? Che poi noi lo sappiamo che non sarà domani, in fondo lo sappiamo, ma sentirselo ripetere in continuazione ci distrugge, ci demotiva, ci sconforta, ci fa solo venire voglia di prendere d’infilata il primo balcone e menarsi di sotto. Meglio sarebbe un “vedrai, col tempo andrà meglio” (passatemi la ripetizione), suona più accettabile, non credete?
Il tempo guarirà davvero le ferite?
Un’altra frase di uso comune è “il tempo guarirà le ferite”. Come ho detto in un mio precedente articolo è una cazzata. La ferita resta, resterà sempre. E sanguinerà, a tratti. Anche se ci innamoreremo ancora, quel ricordo non svanirà; se riusciremo a dedicare al nostro caro perso una stanza dove poter entrare quando ne sentiremo il bisogno (cosa che auspico per tutti noi), i pensieri ci riporteranno lì dentro, ogni tanto, e ci saranno momenti in cui sanguineremo, altri in cui sorrideremo ma non ci vengano a dire che saranno sempre tutti sorrisi perché non ci credo affatto. Il tempo serve solo a darci spazio per abituarci a convivere con l’assenza e col dolore senza che questi ci consumino, ecco a cosa serve.
Io con le parole ci lavoro, e per me tutte hanno un peso specifico a cui dare la giusta importanza. Bisogna stare attenti a come si usano perché a volte possono far davvero molto male. Perché sminuire il dolore di una persona in lutto? Ogni volta che mi dicono quel “è troppo presto” mi sale una rabbia che non riesco ancora a controllare. Non puoi dirmi così, dico, perché mi uccidi! Uccidi le mie speranze, il mio desiderio di sentirmi anche un briciolo meglio.
Domani, non tra un anno, o cinque o chissà quando.
Ci dovete passare per capirlo. Ma intanto, quando parlate con una persona in lutto, state attenti a come usate le parole, se volete davvero essere d’aiuto.
Simonetta
Scrittrice, counselor, giornalista, motociclista, batterista e svariati altri “ista”. Ama i gatti e Stephen King ma lui non lo sa.